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agoUn pellegrinaggio non andrebbe mai preso sottogamba: anche se ci si sposta in zone abbastanza antropizzate, com’è in genere l’Umbria, una buona preparazione e un buon equipaggiamento possono fare la differenza in parecchie situazioni difficili che possono presentarsi.
I pellegrini esperti sanno bene che non bisogna mettere roba inutile nello zaino e che le cose indispensabili sono poche; il peso eccessivo, infatti, fa faticare di più e, soprattutto, comporta carichi ulteriori a danno di articolazioni e legamenti, facilitando l’insorgere di fastidiose infiammazioni, che sono la causa più comune dell’abbandono del cammino.
La lista sottostante costituisce un’indicazione di massima, pensata per i mesi caldi dell’anno; un pellegrinaggio in inverno comporta alcune dotazioni ulteriori, nel vestiario e nell’attrezzatura, con conseguente aggravio di peso. Per di più, quando è freddo e piove diventa diffi cile anche lavare e far asciugare i vestiti. Da tenere presente che esistono anche materiali e abbigliamento “tecnici”, leggeri ed efficienti, ma anche costosi. Tutto ciò che si inserisce nello zaino va di norma imbustato nella plastica, per impermeabilizzarlo perfettamente in caso di pioggia:
– due o tre paia di calze di cotone (per camminare)
– due o tre paia di calzini leggeri di cotone (da mettere sotto i primi, a contatto con il piede)
– scarpe per camminare (vedi sotto)
– sandali o scarpe leggere per il riposo
– ciabatte per la doccia
– una o due paia di pantaloncini corti (per camminare)
– un paio di pantaloni lunghi (se si ha la tuta si possono usare quelli)
– magliette e/o camicie preferibilmente di colore chiaro
– un berretto per il sole
– un maglione leggero di lana (o felpa)
– un poncho (o K-Way)
– un pigiama o tuta per dormire
– biancheria intima
– due asciugamani
– occorrente per la pulizia personale (attenzione alle confezioni di liquidi, gel o creme: se si aprono nello zaino possono dare qualche dispiacere)
– un costume da bagno
– un sacchetto per gli indumenti sporchi
– una lampada elettrica tascabile
– sapone per il bucato (con qualche spilla da balia e un po’ di cordino per stendere)
Le scarpe sono l’accessorio principale: bisogna evitare quelle nuove; devono essere ben collaudate, onde evitare sorprese dolorose. Le scarpe vecchie vanno invece controllate, per assicurarsi che reggano la distanza. Trattandosi di percorso misto, con ampi tratti in asfalto, si sconsigliano sia le calzature da montagna (scarponi) che scarpe troppo leggere (da jogging o tennis): l’ideale sono scarpe o scarponcini leggeri da trekking, impermeabili e dotati di una buona suola, ma di peso contenuto. Camminare con i sandali fa molto francescano, ma non è consigliabile, soprattutto nei tratti di sentiero scosceso o boscoso. In caso di problemi con le scarpe, però, un buon paio di sandali può far comodo.
Lo zaino deve essere non troppo grosso né troppo piccolo: 50 litri è una capienza ottimale.
Va adattato alla persona, regolando bene spallacci e cinghie: collocare il peso verso il basso è un buon accorgimento per migliorare la portabilità.
Il sacco a pelo non è necessario, se ci si appoggia in strutture ricettive di carattere alberghiero; nelle accoglienze povere, invece, può servire. In estate ne basta uno leggero, che occupi poco spazio. Può far comodo anche una federa leggera. Un materassino potrebbe servire in caso di pernottamento in luoghi sprovvisti di letti o troppo affollati: gli stuoini sono leggeri, ma ingombranti; gli autogonfi abili occupano poco spazio, ma sono più pesanti. Personalmente suggerisco materassini gonfi abili leggeri, che non ingombrano e pesano poco. Unico inconveniente è la facilità con la quale si forano, per cui bisogna avere attenzione e portare con sé il kit per le riparazioni.
Ogni pellegrino integra il proprio equipaggiamento di base con una serie di piccoli accessori,
la cui indispensabilità va attentamente considerata, sempre a motivo del peso. Telefono cellulare e caricabatterie sono utili; se si viaggia in gruppo, ci si può organizzare con chi ha telefoni della medesima marca, condividendo un medesimo caricabatterie. Va tenuto presente che non tutto il percorso è coperto dal segnale della telefonia mobile. Per comunicare ci si può servire anche del web, dato che internet-point, internet-café e
semplici postazioni sono abbastanza diffuse nelle principali città. Alcuni alberghi offrono
gratuitamente la connessione wi-fi.
Qualche oggetto in più completa la dotazione del pellegrino:
– occhiali da sole
– una borraccia da un litro
– un ombrellino pieghevole (quando piove poco è meglio della mantella, perché non fa
sudare, anche se è un po’ più scomodo)
– block notes e penna biro, per fissare le emozioni e i ricordi del pellegrinaggio
– un Vangelo tascabile
– l’edizione pocket delle Fonti francescane: 400 grammi di preziose letture!
– un portafoglio con soldi e documenti
– una bussola tascabile
– un coltellino multiuso
Dell’equipaggiamento tradizionale del pellegrino fa parte anche il bastone o bordone, elemento distintivo nell’iconografia di ogni epoca. Gran parte delle ragioni che lo rendevano indispensabile sono oggi venute meno, anche se qualche cane randagio da tenere a bada si può ancora incontrare. Alcuni l’hanno sostituito con le bacchette da trekking, più maneggevoli, ma evidentemente meno nobili. In questo campo non si possono dare indicazioni: ciascuno si comporti secondo le proprie abitudini, tenendo presente che la Via di Francesco non presenta tratti particolarmente dissestati o scoscesi.
Nello zaino del pellegrino non dovrebbero mancare, oltre alle medicine personali, i seguenti
medicinali e presidi (in un astuccio impermeabile):
– crema solare (soprattutto nei mesi più caldi)
– repellente per insetti
– cerotti di varia dimensione
– cerotto su rocchetto di media altezza
– un pacchetto o due di garze sterili
– una boccettina di disinfettante (ottimo il Betadine)
– pinzetta e forbicine
– benda elastica
– antistaminico in crema e o gel (per le punture di insetti)
– un farmaco antipiretico
– un farmaco antidolorifico
– un farmaco antidiarroico
– pomata o gel per distorsioni e contusioni
– pasta di Fissan (per le irritazioni cutanee da sfregamento)
– ago, filo e accendino (vedi sotto)
Se si cammina in gruppo, un set di medicinali può bastare per più persone. Una parola va spesa circa la cura delle quasi immancabili (purtroppo) vesciche. Tra i pellegrini sono diffuse varie scuole di pensiero, accomunate però dalla diffidenza per gli appositi “cerotti”. Io suggerisco, per esperienza, un’antica tecnica: si inserisce il filo nell’ago, che si sterilizza con l’accendino. Si buca quindi la vescica alla base, da parte a parte, facendone uscire (spremendo bene) il siero e lasciando in sede il filo, in modo che eserciti un’azione di drenaggio. Si disinfetta il tutto con Betadine. La vescica va tenuta pulita, ma non va coperta da cerotto, in modo che possa essere drenata fino a quando sarà guarita. Nel frattempo, è possibile “camminarci sopra”, continuando il pellegrinaggio.
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